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Mi manca poco, per finire la tesi. L'ultimo capitolo è ben impostato e
nel giro di un paio di settimane dovrei essere pronto a mandare in
stampa il tutto e metterci una bella pietra sopra, almeno fino a luglio,
quando mi chiameranno dottore. Ma intanto ho fame, adesso.
Alzo gli occhi e mi accorgo che è mezzogiorno: all'una e mezza devo
essere a lezione, devo ancora pranzare e - dettaglio non trascurabile -
non abito certo nei paraggi dell'università . Mi guardo intorno: per
oggi, un piatto di pasta dovrebbe andare bene. Il tradizionale pranzo
formato-panino al muretto con Sara, Luca e Valerio, questo semestre, è
quasi un'utopia, visti i nostri orari completamente diversi, e allora
bisogna arrangiarsi così, a casa, in fretta e in solitudine, prima di
salire in moto verso viale Romania 32 per un altro pomeriggio infinito
di numeri e paroloni vari. Sapete una cosa? Ho bisogno d'energia. E ho
voglia di carbonara.
Luca Porcella
Quella buona che mi preparo io, che non sa fare nessun altro. Non perché
la mia sia migliore, semplicemente perché è la mia. E allora metto sul
fuoco la pentola d'acqua: ho tutto il tempo di preparare ciò che serve.
Ci vorrebbe del guanciale, ma anche la pancetta a cubetti, avendo
fretta, va benissimo. La metto in padella con dell'olio, sfrigola, e in
meno di dieci minuti è pronta, croccante ma non bruciata, come la voglio
io. Nel frattempo sbatto un uovo in un piatto con tanto pepe bianco
(una variante rispetto al classico pepe nero), il sale e una montagna di
parmigiano: più ce n'è, meglio è, garantito. L'ultimo tocco è un goccio
di latte: serve ad evitare l'effetto frittata quando si passano le uova
in padella. La pasta è pronta. Ho usato le penne rigate invece dei
rigatoni: ogni tanto mi piace cambiare, e in questo caso le penne ci
stanno veramente bene. Le scolo al dente, e intanto mi lecco i baffi,
letteralmente. Passo la pasta mezzo minuto in padella con la pancetta,
giusto il tempo che si insaporisca, poi spengo il fuoco e unisco le uova
sbattute, che con il solo calore si legano perfettamente alle penne, e
il mio stomaco non resiste più. Neanche apparecchio il tavolo: rovescio
il tutto in un piatto - ma solo perché, con la forchetta, la padella si
rovinerebbe e mia madre mi inseguirebbe per farmela pagare - e buon
appetito.
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