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Un giro in Italia in moto non richiede
troppa preparazione. Una volta decise le tappe fondamentali, basta aprire una
qualunque mappa e lasciarsi guidare dall’istinto. Unico imperativo, se si ha
qualche giorno a disposizione: evitare
le autostrade. Per un motociclista le autostrade sono una tortura inutile.
Certo, aiutano a tagliare le parti di tragitto più noiose – specialmente quelli
in cui autovelox folli costringono a viaggiare a 50 km/h in strade con due
corsie per senso di marcia – ma costringono a rinunciare alle incredibili
bellezze del nostro territorio. Ciò che colpisce di più, viaggiando in Italia,
è la grandiosa varietà dei paesaggi, con mare, monti e colline che si alternano
in maniera armoniosa.
Difficilmente riuscirei a viaggiare in
moto in posti come gli Stati Uniti. Le lunghe distese d’asfalto in mezzo al
nulla non fanno per me. Abituato all’Italia, le infinite miglia americane mi
toglierebbero tutto il gusto della guida. Nel nostro Paese, infatti, è
possibile decidere di percorrere qualunque itinerario di 100 km e includere nel
viaggio almeno due o tre luoghi di assoluto interesse, siano grandi città
d’arte, borghi medievali o località di mare o di lago dove fermarsi a fare un
bagno d’estate.
Il
più grande patrimonio dell’Italia è, infatti, l’Italia stessa.
Non servirebbe altro per fare del turismo il settore trainante della nostra
economia e risolvere molti dei problemi che riempiono le news catastrofiche di
ogni giorno. Purtroppo, scelte sbagliate e scarsa attenzione verso il
viaggiatore rendono troppo spesso le mete estere più appetibili, soprattutto
per i giovani, attratti dalla possibilità di visitare Paesi stranieri a un
costo normalmente più accettabile rispetto all’Italia. Due esempi interessano
in particolare i ragazzi, i tipici viaggiatori low cost che sempre meno optano per trascorrere le vacanze in
Italia, e per questo sono spesso accusati in maniera sbrigativa di preferire
l’estero e di non conoscere la loro terra. Primo, i classici ostelli delle
città europee sono un’utopia nel nostro Paese: esiste una rete degli alberghi
della gioventù, ma di solito si tratta di strutture localizzate fuori dal
centro città e che offrono ospitalità a un costo mediamente più alto rispetto
agli ostelli europei, anche perché la loro qualità architettonica è nettamente superiore.
Secondo, il costo dei trasporti non aiuta il viaggiatore in Italia, che tra
benzina e autostrade si trova a sopportare un esborso che, troppo spesso,
supera il prezzo di un volo andata e ritorno per molte capitali del nostro
continente.
Ma se si riesce ad aggirare ostacoli
come questi, viaggiare in moto in Italia è un piacere che poche altre
esperienze possono regalare. Attraversare paesi arroccati sui costoni di tufo,
fermarsi per un caffè in riva al mare, conquistare i passi di montagna e fare
una sosta con un fiume di altri motociclisti eccitati per il nuovo obiettivo
raggiunto: sono tutte esperienze che meritano di essere vissute. Passare
accanto ai boschi con la visiera alzata e godersi tutti i profumi nell’aria è
un piacere che chi si chiude all’interno di un’automobile neanche sa di
perdersi. Significa immergersi nel
paesaggio senza filtri, e sentirsi addosso tutte le sensazioni che il
viaggio può regalare – caldo, freddo, pioggia, umidità, odori, suoni, vento
sulla pelle.
Il mio viaggio è nato con questo
spirito. In maniera non troppo programmata e con il desiderio di partire e scoprire
il territorio il più a fondo possibile. Ho deciso alcune tappe principali, dove
mi sarei fermato a dormire, e poi mi sono lasciato ispirare dalle mappe, una
delle mie grandi passioni. Passo ore e ore a esplorare luoghi sconosciuti con
Google Street View, e a pianificare itinerari che spero, prima o poi, di
percorrere. In questo caso, partendo da Roma, i miei punti fermi sono stati La Spezia,
Busto
Arsizio (VA), Milano e Andora (SV),
dove amici e parenti mi hanno fatto sentire sempre a casa. Ingannando un’estate
clamorosamente anomala, in cui i giorni di pioggia hanno spazzato via le
pochissime giornate di sole, specialmente al Nord, ho schivato i temporali e
sono addirittura riuscito a non indossare quasi mai la mia tuta impermeabile,
se non per un brevissimo tratto. Il risultato è stato grandioso: una bellissima
esperienza che non vedo l’ora di replicare, l’anno prossimo, cambiando percorso,
ma sempre con lo stesso spirito: libertà completa, guida sicura e moto in
marcia verso nuove mete da esplorare.
Luca Porcella, nato a La Spezia nel 1989, vive in provincia di Roma da quando aveva un anno. Diplomato al Liceo Classico, si è laureato in International Relations e dal 2013 ha iniziato a lavorare come consulente per il settore pubblico per clienti italiani e internazionali. Da ottobre 2016 vive a Bruxelles, dove ora lavora per la Commissione e assaggia birre di ogni tipo. Appassionato di gastronomia, segue con interesse il mondo del food e ama girare in moto tra le sagre di paese. Disegna, suona, scrive, e si diverte a cucinare, per la felicità di amici e parenti che non esitano ad affidargli le “chiavi” dei fornelli.
La sua specialità è, senza dubbio, l’aglio olio e peperoncino di mezzanotte.