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Eravamo un popolo di “santi, eroi e navigatori”, ora siamo un popolo di
inconcludenti e meschini. Talmente provinciali e autolesionisti da
scandalizzarci quando scendono in campo investitori stranieri per
acquistare castelli diroccati, ville antiche cadenti, casolari
fatiscenti, borghi medioevali in rovina. Perchè se spendono centinaia di
milioni per restaurarli e riportare all’antico splendore i nostri
tesori, invece di ringraziarli li ostacoliamo? Forse perchè ne godono i
benefici? Ma è giusto che sia così: chi lillera, lallera. O perchè con
il loro fare ci mettono di fronte alla nostra inettitudine?
Probabilmente è questo che ci brucia. E brucia alle amministrazioni
locali stolide, incapaci di difendere i loro patrimoni storici buone
solo a mettere i freni della burocrazia tra le ruote di chi è pronto a
investire. Se parte del nostro fatiscente patrimonio architettonico e
urbanistico è stato salvato e possiamo goderlo lo dobbiamo, invece,
proprio agli imprenditori esteri.
Uno degli ultimi e più
significativi interventi stranieri in Italia riguarda uno splendido
borgo medioevale nel cuore della Toscana: Castelfalfi (nella foto di
Davide Ortombina). Un borgo che sembra uscito da una novella toscana di
Ferdinando Paolieri. O di Collodi. Non per niente Roberto Benigni girò
qui alcune scene del suo Pinocchio. Borgo e castello sorgono tra le
province di Firenza e Pisa e dominano un panorama a 360 gradi che spazia
dai colli di Certaldo alle biancane di Volterra, dai clivi di Montaione
e Castelfioreno ai mitici luoghi usciti da millenni di storia e di
bellezza. Castelfalfi era in coma da anni. Lasciato da decenni dagli
abitanti- contadini, artigiani, qualche bottegaio-, stava morendo di
abbandono e di incuria: tetti sfondati, pareti lì lì per crollare,
selciati sconnessi, ortiche, lucertole e animali selvatici. Ora è un
paradiso e non solo per i ricconi che hanno potuto acquistare una delle
case rimesse a nuovo, ma per tutti i turisti che percorrono la
panoramica provinciale 26.
Proprio in questi giorni si è concluso il
restauro del possente fortilizio fatto costruire nel 700 da un
signorotto longobardo, tale Faolfi, che ha dato il nome al maniero e al
borgo che gli si accuccia intorno. Ci sono voluti sette anni per
riportare il tutto all’antico splendore. Sette anni, 180 milioni di
euro, la pazienza di Tui Ag, la multinazionale tedesca del turismo che
nel 2007 ha capito come si poteva trasformare in paradiso quello che
stava diventanto un incubo ambientale, e il sapiente lavoro di decine di
ditte toscane e di artigiani locali.
Il castello è stato riaperto il
7 giugno. Madrina dell’inaugurazione l’attrice Maria Grazia Cucinotta.
Negli anni Ottanta, prima del totale declino, queste poderose mura
ospitavano un piano bar dove si esibiva un cantante dalla bellissima
voce destinato a un successo mondiale, Andrea Boccelli. Nelle antiche
sale ora è aperto un ristorante gourmet, La Rocca, affidato alla guida
del giovane chef bergamasco Michele Rinaldi, stella Michelin nel 2011 a
soli 27 anni. Rinaldi è stato allievo di Gualtiero Marchesi. Ha fatto
esperienza in grandi ristoranti internazionali (a Montecarlo, Copenaghen
e San Sebastian) e nazionali. E’ stato executive chef all'Acquacotta
delle Terme di Saturnia, una stella Michelin, e consulente del
ristorante Da Vittorio, tre stelle Michelin a Brusaporto, Bergamo.
Tradizione e territorio, queste le basi su cui la tecnica, l’estro e
l’arte culinaria di Rinaldi si fondono.
Le sale del ristorante La
Rocca di Castelfalfi sono situate al pian terreno del Castello, in un
ambiente suggestivo, ristrutturato con estremo rigore per mantenere
l'integrità storica della struttura e la sua identità toscana più
autentica. La riapertura del Castello chiude un ciclo settennale
iniziato con la progettazione del fantastico campo da golf di 27 buche,
l'apertura della Trattoria Il Rosmarino (buoni piatti toscani con ottimo
rapporto qualità-prezzo) e di un hotel di 31 camere nell'antica
Tabaccaia, lo stabilimento dove si lavoravano le foglie di tabacco
coltivate in zona, la ristrutturazione degli edifici e dei 41
appartamenti del Borgo, la nascita di 11 botteghe, il restauro del
parco, la ricostruzione del complesso Le Piscine (4 piscine affacciate
su un panorama incantevole e delle strade che conducono al castello.
Castelfalfi è, insomma, un moderno resort, caratterizzato da un fascino
straordinario e da una storia ultramillenaria, e circondato da un
ambiente naturale senza eguali.
Castelfalfi, rinato, domina come ha
fatto per secoli le terre intorno, 1100 ettari che costituiscono la
tenuta del Toscana Resort Castelfalfi. Dove si è tornati a fare vino e
olio come un tempo. E il bello di tutto questo è che in questo luogo
dove arrivano appassionati golfisti di tutto il mondo (Germania,
Inghilterra, America e perfino Australia) sono tornati a rifiorire la
vita e il tessuto sociale di un tempo grazie al frantoio modernissimo
cui fanno riferimento gli olivicoltori della zona. E grazie alle
intelligentissime collaborazioni, per quanto riguarda i più moderni
metodi d’agricoltura, tra i tedeschi della Tui Ag e l’università di Pisa
Direttore di Golosoecurioso. Giornalista professionista.
Archeogastronomo. È stato caposervizio del giornale L’Arena di
Verona. Ha scritto i libri “Il Bianco di Custoza”; “Il rosto e l’alesso, la
cucina veronese tra l’occupazione francese e quella austriaca”; “Berto Barbarani il poeta di Verona”. Scrive per la rivista nazionale dell'Associazione italiana sommelier "Vitae", per "Il sommelier veneto" e per il quotidiano nazionale La Verità diretto da Maurizio Belpietro. Ha collaborato, con Edoardo
Raspelli, alla Guida l’Espresso. È ispettore della guida "Best gourmet dell'Alpe Adria". Ha vinto i premi Cilento 2006;
Giornalista del Durello 2007; Garda Hills 2008. Nel 2016 ha avuto il prestigioso riconoscimento internazionale Premio Ischia per la narrazione enogastronomica. Nel 2016 ha scritto il libro "Le verdure dimenticate" e nel 2017 "I frutti dimenticati", pubblicati entrambi da Gribaudo. Sempre per Gribaudo ha scritto "Il grande libro delle frittate". In collaborazione con Slow Food ha pubblicato nel 2018 il volumetto sul presidio "Il broccoletto di Custoza".
Indirizzo mail: morello.pecchioli@golosoecurioso.it