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L’Ordine dei Cavalieri della Polenta, guidato dal Gran
Maestro Mario Lameri, ha tenuto al
ristorante “Giopì e Margì” di Bergamo il simposio di auguri per il nuovo anno.
Si tratta ovviamente di un ritorno in questo locale noto per il suo legame alla
tradizione, ritorno del quale era facile prevedere il successo. Ovviamente la
polenta è stata di rigore in diverse preparazioni, perchè qui al “Giopì” la
polenta c’è ogni santo giorno. Prima salame nostrano con polenta, poi le
acciughe marinate con polenta alla piastra, con una giardiniera fatta in casa
che è davvero una bontà. Fuori tema, ma graditissimo, il risotto cremoso ai
pistilli di zafferano con cappello del prete in salsa al Valcalepio. Quindi un
classico abbinamento: polenta integrale con formaggio Branzi e funghi servita
per abbinarla a un tagliere di formaggi messi a disposizione dal Caseificio
Arrigoni di Pagazzano. Particolarmente apprezzato il Gorgonzola nelle due
soluzioni (dolce e al peperoncino) che hanno stravinto primi premi in concorsi di mezza Europa. Parlando di
sponsor, ecco da ricordare anche il pane sempre all’altezza della Boutique del
Pane della famiglia di Mario Tresoldi, quindi le farine da polenta della
famiglia Moretti. Senza dimenticare le allegre rime in dialetto decantate durante
il convivio dalla poetessa Anna Rudelli.
Il Gran Maestro Lameri ha
annunciato le iniziative programmate per il 2016, che culmineranno in settembre
con il raduno interregionale a Bergamo delle Confraternite enogastronomiche
dell’Alta Italia. Sarà come sempre una gran festa nel nome della polenta bergamasca.
Aperto alla fine del 1982
nella parte più antica di via Borgo Palazzo, a Bergamo Bassa, “Giopì e Margì”
resta uno dei ristoranti di Bergamo da consigliare senza timori di sbagliare.
Il nome fa riferimento a due maschere bergamasche, il Gioppino (quello dai tre
gozzi) e sua moglie Margherita. E' evidente nel nome il richiamo alla
tradizione locale, con la volontà di proporre l'arte gastronomica del
territorio rivisitata con cotture e presentazioni adatte al gusto di oggi.
Ricavato in un palazzo del
1600, nel borgo antico, il ristorante rimane saldamente nelle mani della
famiglia Foglieni, di antiche tradizioni bergamasche e ristoratori per
generazioni dal 1945. Nelle tre sale - con caratteristici soffitti a botte con
mattoni a vista - servono ai tavoli ragazze nel tradizionale costume orobico.
Si respira atmosfera elegante e familiare al tempo stesso.
Papà Ivar, cuoco
professionista, per anni presidente prima dei cuochi bergamaschi e poi di tutti
i lombardi, imprenditore nel settore della ristorazione, ha da qualche anno
affidato il locale ai figli. In cucina Darwin, al quale si è affiancata la
moglie Isabella Plebani. Una coppia affiatata, che in ogni piatto dimostra
ispirazione, passione e cura. Del resto, nemmeno quarantenni, i due hanno un
curriculum di tutto rispetto. Darwin ha affinatole sue qualità innate in
ristoranti notissimi come l’Osteria del Ponte di Cassinetta di Lugagnano, l’Enoteca
Pinchiorri di Firenze, l’Albereta di Erbusco, l’Harrys Bar di Londra. Isabella, non da meno, ha fatto esperienza
nelle cucine di alberghi 5 stelle ed è stata volto televisivo per la serie
“Mezzogiorno di cuoco” su Mediaset Canale 5
e Gambero Rosso Rai Sat. Ivar e Darwin hanno firmato le ricette di un
volume sulla cucina lombarda edito dalla Regione Lombardia.
Ma il lavoro c’è anche per
gli altri due figli di Ivar: Alioscha, dopo esperienze in locali di Londra,
Miami, Berlino e New York, è perfetto direttore di sala, conosce cinque lingue
(preziosa collaboratrice è Paola Bonalumi, attenta e velocissima); la figlia Barbara
è prezioso jolly in cucina e in sala, ma cura anche la pasticceria, essendo
contitolare della Pasticceria Sant’Anna vicina al ristorante.
“Giopì e Margì” è un
ristorante dove si gusta la più genuina cucina lombarda e italiana in generale,
dando importanza alla sostanza ma senza trascurare la presentazione e il
prezzo. Dominano le materie prime stagionali, acquistate giornalmente sui
mercati, carni, pesce, ortaggi. Uno dei piatti firmati da Darwin e premiato in
concorsi internazionali è il “Timballo
di coda di bue al vino rosso, polenta taragna e Branzi”, un inno alla
tradizione e al territorio. Un altro piatto da gustare è il risotto con
Taleggio e tartufo nero di Bracca, ma i risotti in lista sono diversi, tutti
buoni. Il menù (stampato in modo originale, con detti e poesie in bergamasco,
con i vari piatti dedicati a personaggi più o meno noti) comprende le più
gustose ricette della tradizione orobica e lombarda; domina la carne,
ovviamente, rispetto al pesce. I vini danno ampio spazio alla produzione
lombarda di qualità. Insomma, a mio giudizio, un locale da provare, per poi
tornarci.
Laureato in Lettere alla “Cattolica” di Milano, ho cominciato durante l’università a scrivere per il quotidiano della mia città, “L’Eco di Bergamo”, al quale – pur essendo oggi in età di pensione – continuo a collaborare sia sul cartaceo che sul sito web. Sono stato addetto stampa di enti pubblici, direttore di Teleorobica, direttore-editore del mensile “Bergamo a Tavola” (1986-1990) poi trasformato in “Lombardia a Tavola” (1990-2002) e poi venduto (oggi vive ancora trasformato in "Italia a Tavola"). Mi sono sempre occupato, oltre che della cronaca bianca della mia città, di enogastronomia e viaggi. Ho collaborato alla Rai-Gr1, vinto premi giornalistici in tutta Italia e scritto qualche libretto, tra cui “La cucina bergamasca – Dizionario enciclopedico” e una Guida dei ristoranti di Bergamo città e provincia. Mi piace l’Italia e tutto quello che di buono e bello sa offrire. Spero, con i miei scritti, di continuare a farla amare da tanti altri lettori. 338.7125981