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Prima ci erano andati i soci del Club Buongustai, poi gli Accademici della Gastronomia Storica Italiana, adesso è toccato ai soci della Accademia Gourmets Degustateurs andare a saggiare – in occasione della conviviale prenatalizia – la qualità di un locale emergente qual è il “Giò” a Seriate, dove opera da quasi tre anni lo chef Giovanni D’Auria (da qui il nome “Giò” dato al ristorante).
Guidati dalla presidente Stella Silipo Capozzi, i Gourmets
hanno scelto un menù che è un po’ il classico cavallo di battaglia del “Giò”:
il pesce nelle varie sfaccettature, crudo o cotto in modi diversi. Si è
cominciato con gli antipasti in due tempi: scampi al vapore con lamponi
ghiacciati, polpettina di baccalà con maionese verde, vellutata di patate con
piovra saltata, tartare di ricciola, ostrica, stracciatella di bufala con alice
di Cetara. I vini – scelti dalla socia e sommelier Annamaria Belotti - hanno visto l’apertura con Franciacorta
Satèn Antica Fratta, seguito dal pregiato e apprezzato Furore Bianco 2016 di
Marisa Cuomo prodotto in Costa d’Amalfi.
Sul primo piatto (tagliolini neri con mazzancolle e crema al finocchio)
e sul secondo (un rombo chiodato da applausi, con carciofi e patate) è stato
servito un interessante Incrocio Manzoni prodotto da Vignalta sui Colli Euganei. Per
finire in dolcezza, torta con dedica personalizzata e panettone, accompagnati
da un Moscato d’Asti prodotto dall’azienda La Spinetta.
Se emergente lo era nei mesi scorsi, oggi – a detta dei Gourmet Degustateurs – il Giò può essere considerato un ristorante sicuro e affermato per chi ama in particolare il pesce nelle varie proposte. A Seriate (Bg), lungo la Strada Nazionale, in direzione di Albano Sant’Alessandro, il “Giò” ha un comodo parcheggio privato, tavoli all’aperto nella bella stagione, una elegante sala da 70 posti e una seconda sala per banchetti sino a 110 persone. La cantina contiene 150 etichette, molte di ottima qualità e ben conosciute.
Nel corso della serata, tra assaggi e chiacchierate, i Gourmet non hanno mancato di ricordare con affetto i soci scomparsi, tra cui alcuni protagonisti proprio del mondo della ristorazione: Pino Capozzi, Stefano Cardaci, Roberto Gambirasio, Beniamino Dusi, Rosanna Volpe, Attilio Paganoni.
Laureato in Lettere alla “Cattolica” di Milano, ho cominciato durante l’università a scrivere per il quotidiano della mia città, “L’Eco di Bergamo”, al quale – pur essendo oggi in età di pensione – continuo a collaborare sia sul cartaceo che sul sito web. Sono stato addetto stampa di enti pubblici, direttore di Teleorobica, direttore-editore del mensile “Bergamo a Tavola” (1986-1990) poi trasformato in “Lombardia a Tavola” (1990-2002) e poi venduto (oggi vive ancora trasformato in "Italia a Tavola"). Mi sono sempre occupato, oltre che della cronaca bianca della mia città, di enogastronomia e viaggi. Ho collaborato alla Rai-Gr1, vinto premi giornalistici in tutta Italia e scritto qualche libretto, tra cui “La cucina bergamasca – Dizionario enciclopedico” e una Guida dei ristoranti di Bergamo città e provincia. Mi piace l’Italia e tutto quello che di buono e bello sa offrire. Spero, con i miei scritti, di continuare a farla amare da tanti altri lettori. 338.7125981