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IL FIASCO DI VINO DELLA CANTINA DEI VINI TIPICI DELL’ARETINO UN MUST IN RUSSIA

IL FIASCO DI VINO DELLA CANTINA DEI VINI TIPICI DELL’ARETINO UN MUST IN RUSSIA

Il “fiasco” di vino, simbolo storico della Toscana enoica del passato, è, unitamente alla qualità del prodotto, una delle chiavi che hanno aperto il mercato della Russia alla Cantina dei Vini Tipici dell’Aretino di Arezzo. “Riproposto non con un’operazione nostalgica ma con uno sguardo propositivo verso il domani, consapevole e forte delle radici che gli hanno conferito un’identità specifica e di cui essere molto fieri, il nostro fiasco di vino è stato una delle chiavi di accesso per esportare i nostri prodotti in Russia – esordisce Gianni Iseppi, direttore della Cantina dei Vini Tipici dell’Aretino – abbiamo iniziato nel 2010 ad esportare con 82.000 bottiglie comprensive di 44.000 fiaschi per ben un 53% del totale di prodotti inviati in Russia; nel 2011 la nostra esportazione è salita a 542.000 pezzi, comprensivi di 163.000 fiaschi, per il 30% del totale; nel 2012 ancora un aumento significativo con 762.000 prodotti di cui 151.000 fiaschi per un 20%. del totale esportato”. Un mercato fortemente in crescita per la Cantina dei Vini Tipici dell’Aretino quello russo come lo stesso Iseppi sottolinea: “Il fiasco è stato fortemente richiesto dai nostri importatori e grazie ad esso sono fortemente aumentate le esportazioni verso la Russa dei nostri prodotti, come ben si evince dai numeri in nostro possesso. Si pensi che il nostro fiasco, oltre ad essere in bella vista nelle principali enoteche e prestigiosi ristoranti russi, viene portato come cadeau quando la gente è invitata a cena dai propri amici e familiari. Sta diventando un vero oggetto di cult”. In Toscana, secondo alcune testimonianze figurative, fanno risalire la nascita del fiasco alla metà del XIV secolo, epoca in cui il contenitore in vetro risultava avere diverse misure ed era intrecciato con erba palustre, comunemente chiamata sala. Anche in letteratura si trovano riferimenti al fiasco, in particolare in due novelle del famoso poeta toscano Giovanni Boccaccio, scritte tra il 1349 e il 1353, viene descritto come un recipiente adatto a contenere "vino vermiglio. “Il nostro fiasco, riproposto in chiave moderna, ma senza snaturare la sua identità, è legato alla tradizione locale del vino e del vetro – conclude Iseppi - ma nello stesso momento è nobile e popolare, associato a momenti di festa, alle osterie, ma oggi anche ai prestigiosi e celebri ristoranti della Russia. E’ un simbolo della laboriosità della nostra Cantina e dell’intera Toscana enoica”.

Claudio Zeni


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Claudio Zeni, laureato in Letterature e Lingue straniere è nel mondo del giornalismo dall’età di 18 anni. Appassionato di sport, enogastronomia e turismo collabora con media locali, nazionali ed internazionali di settore. Tra i principali riconoscimenti giornalistici assegnatigli si ricorda il premio nazionale Gennaro Paone consegnatogli a Roma dal direttore generale dell’Enit, il I.o premio giornalistico nazionale ‘Strada del Vino del Recioto e di Gambellara’,  il I.o premio ‘Primavera del prosecco’, 'Amici della Chianina', 'Premio Tarlati', 'Scandiano', 'Sant'Angelo in Vado, 'Apicio', 'La bisaccia del tartufaio', 'Burson'. Per quattro anni ha seguito l’Hong Kong Food Festival e per due ha coordinato la manifestazione nazionale Top of Golf finalizzata alla proclamazione del miglior ristorante della ‘Wine Tour Cup’ dell'Associazione 'Città del Vino'. Coordinatore della giuria e dei cuochi del concorso culinario ‘Tartufo d’oro’ di Gubbio’. Unitamente al Presidente dei Cuochi di Arezzo organizza il concorso  'Penne bruciate', giornalisti ai fornelli dove a vincere è il 'piatto peggiore'. Autore con Leone Cungi del libro ‘Sport e società a Monte San Savino (Un secolo di storia sportiva e tradizioni sul borgo toscano). 

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