Goloso e Curioso
L’ETICHETTA DELLA SOSTENIBILITÀ NELLA CANTINA MONTE DELLE VIGNE

L’ETICHETTA DELLA SOSTENIBILITÀ NELLA CANTINA MONTE DELLE VIGNE

È innanzitutto una questione culturale, che richiede lo sforzo di integrare il concetto di agricultura in quello, più che millenario, di agricoltura. In una società che per troppo tempo ha privilegiato la quantità – e di conseguenza le tecniche produttive capaci di favorirla – è necessario rimettere al centro la qualità e il rispetto per l’ambiente.

Parafrasando Jules Verne, quello che Monte delle Vigne di Ozzano Taro si impegna a intraprendere, è un viaggio al centro del terroir che ha già consentito di rivoluzionare la viticoltura e l’enologia de parmense con la nascita di Nabucco, simbolo di una nuova corrente che taglia i ponti con la tradizione del frizzantino e apre le porte a un nuovo concetto enologico legato ai vitigni autoctoni esaltati, appunto, dal terroir e da una grande cura in vigneto, tesa a ridurre le rese per ottenere maggiore qualità sul grappolo.

«L’agricoltura sostenibile significa per noi la valorizzazione della tipicità, del vino, dei luoghi e della bellezza dell’ambiente – dice spesso il presidente di Monte delle Vigne. Paolo Pizzarotti - Solo in un grande terroir, i vigneti possono raccontare storie irripetibili».

Con questa convinzione – forte di riconoscimenti come i tre bicchieri di Gambero Rosso, ottenuti per due anni consecutivi - Monte delle Vigne ha intrapreso un percorso verso l’agricoltura di precisione, che punta a mettere in un angolo il mito della mole di prodotto e a riconsiderare verso il basso il fattore dell’impatto ambientale necessario a ottenerlo: meno prodotto, meno trattori.

L’idea ha a che fare con quella di un’esistenza che a questa terra deve lo sviluppo di una visione della vita stessa, che alla terra ritorna per esprimere l’unicità attraverso l’adesione ai disciplinari del biologico e la tensione verso la naturalità del prodotto.

Come ripete l’amministratore delegato di Monte delle Vigne, Andrea Ferrari, «la sostenibilità è una filosofia di vita e un approccio all’ambito in cui si lavora, una mentalità che si riflette sul metodo di coltivazione dei terreni e delle viti. È un atteggiamento teso a valorizzare il più possibile le caratteristiche del terroir, eliminando ogni dinamica invasiva».

Il rispetto della natura e della tradizione significa per Monte delle Vigne la tutela di un patrimonio che è parte della sua cultura e della sua identità ma anche la possibilità di ottenere prodotti di alta qualità con materiali naturali. Il futuro della cantina sta tutto in questi principi, che si manifestano nell’adozione del fotovoltaico con pannelli 40 Kw e di un impianto solare termico, nella continua riduzione dell’impronta carbonica e dello spreco dell’acqua, che avviene anche attraverso la raccolta dell’acqua piovana nei 4 laghetti della tenuta, nell’utilizzo di agricoltura di precisione e nella conversione al regime biologico.

Questa tensione verso l’essenziale ha già dato vita a due vini biologici, come il Lambrusco e il Cabernet Franc, che segnano la strada su cui la cantina vuole impostare l’intera produzione dei prossimi anni. Ispirata anche, nell’istinto di protezione del territorio, da una collocazione unica sulle splendide colline tra il Parco Regionale Boschi di Carrega e il Parco Fluviale del Taro. È praticamente una questione genetica.

Monte delle Vigne

Via Monticello, 22

Frazione Ozzano Taro

43044 Collecchio (PR)

E-mail: info@montedellevigne.it



Claudio Zeni

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L’etichetta della sostenibilitÀ nella cantina monte delle vigne

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Claudio Zeni, laureato in Letterature e Lingue straniere è nel mondo del giornalismo dall’età di 18 anni. Appassionato di sport, enogastronomia e turismo collabora con media locali, nazionali ed internazionali di settore. Tra i principali riconoscimenti giornalistici assegnatigli si ricorda il premio nazionale Gennaro Paone consegnatogli a Roma dal direttore generale dell’Enit, il I.o premio giornalistico nazionale ‘Strada del Vino del Recioto e di Gambellara’,  il I.o premio ‘Primavera del prosecco’, 'Amici della Chianina', 'Premio Tarlati', 'Scandiano', 'Sant'Angelo in Vado, 'Apicio', 'La bisaccia del tartufaio', 'Burson'. Per quattro anni ha seguito l’Hong Kong Food Festival e per due ha coordinato la manifestazione nazionale Top of Golf finalizzata alla proclamazione del miglior ristorante della ‘Wine Tour Cup’ dell'Associazione 'Città del Vino'. Coordinatore della giuria e dei cuochi del concorso culinario ‘Tartufo d’oro’ di Gubbio’. Unitamente al Presidente dei Cuochi di Arezzo organizza il concorso  'Penne bruciate', giornalisti ai fornelli dove a vincere è il 'piatto peggiore'. Autore con Leone Cungi del libro ‘Sport e società a Monte San Savino (Un secolo di storia sportiva e tradizioni sul borgo toscano). 

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