Goloso e Curioso
Sapori d'alta quota nel nuovo libro di Francesca Negri

Sapori d'alta quota nel nuovo libro di Francesca Negri

Correva l’anno del Signore 1320, era un dolce pomeriggio d’aprile, allorché Federico della Scala, conte di Valpolicella, tra le mura del castello di Marano procedette alla investitura dei primi Cavalieri del Recioto, alla presenza dei fedelissimi Cavalieri d'Arme e dei dignitari più illustri.

Il 7 aprile 1969, riprendendo la tradizione, con un preciso cerimoniale e nello stesso luogo, sono stati investiti i Maestri Equestri del Sovrano e Nobilissimo Ordine dello Antico Recioto e il primo maggio seguente, a Pedemonte, è stata costituita ufficialmente la Contea del Vino, che, come in antico, abbraccia il territorio dei cinque comuni della vallata: Negrar, Marano, Fumane, S.Pietro Incariano e S.Ambrogio. Così si legge sul sito lavalpolicella.it e sarà ora chiaro a tutti che si parla dell’incantevole Valpolicella veronese, vocata al vino da secoli e nei secoli.

Tra i cavalieri nominati nel corso degli anni, una donzella dai grandi occhi azzurri spicca, sia per il tacco 12 d’ordinanza, sia per i meriti acquisiti sul campo, anzi, sulla carta: Francesca Negri da Trento, giornalista enogastronomica e scrittrice.

-Orgogliosa di questa prestigiosa investitura?  

«Essere Cavaliere del Sovrano e Nobilissimo Ordine dell'Amarone e del Recioto è davvero un onore per me. Anche perché sono tra i miei vini preferiti e mi sento davvero una buona ambasciatrice». 

-La tua attività giornalistica si suddivide tra carta stampata, il blog geishagourmet.it e i tuoi libri: questi tre aspetti professionali si intersecano?

«Direi proprio di sì, perché scrivere per i quotidiani significa condensare le notizie, che invece sui mensili puoi dilatare un po' di più (e contare anche su un maggiore supporto delle immagini), sul blog puoi parlare con uno stile più informale e inserire tutto quello che secondo te merita e che magari, per motivi di spazio, non riesce a finire sui giornali, e i libri consentono di sviluppare i temi e gli argomenti. Poi, mi occupo anche di uffici stampa, un altro risvolto della professione giornalistica, e dirigo dei giornali tecnici. In fondo, si tratta sempre di scrittura, anche se gli stili in ogni mezzo mediato devono cambiare. Diciamo che bisogna essere molto "open mind" per usare e lavorare in tutti questi canali di comunicazione». 

 

-Domanda ovvia: cuoca appassionata? Il piatto forte? Il legame coi sapori della tua terra?

«Mi piace cucinare, così come mi piace gustare un buon vino, ma non mi ritengo un'esperta ai fornelli. Mi sento un po' come tutte noi, cerco di cucinare poche cose ma fatte bene, non utilizzo mai cotture molto lunghe e uso un segreto: selezionare bene la materia prima. Se gli ingredienti sono ottimi è difficile non riuscire a fare un buon piatto, e in poco tempo. Quanto alla cucina tipica del Trentino, dove sono nata, ne sono orgogliosa così come lo sono di tutta la nostra cucina regionale italiana. In ogni posto dove vado, capita che scopra un piatto nuovo e cerchi di "rubarne" la ricetta in modo da replicarla a casa, con più o meno successo. In Italia, del resto, non c'è che l'imbarazzo della scelta e non c'è modo di non cadere in tentazione...».

-Un accostamento vino/cibo che  ti ha stupita?  

«Un Krug con un Percorino abruzzese. Davvero paradisiaco». 

-Viaggio del gusto… del cuore?

«Ce ne sono talmente tanti… Uno dei più belli è stato a Pontremoli, in Lunigiana, la prima volta che sono andata a ritirare il Selezione Bancarella della Cucina per il mio primo libro “La Storia nel piatto”. Lì, oltre a persone speciali, ho incontrato anche i testaroli, uno dei primi più straordinari d'Italia, a mio avviso». 

 

-Francesca scrittrice: è stato un bel successo “Sex & the Wine”. Genesi, ispirazione, difficoltà?

«”Sex and the wine” è un romanzo frutto di anni e anni di scorribande enogastronomiche in compagnia di amici e amiche, di anni e anni trascorsi nel settore prima da appassionata e poi da giornalista che osserva usi e costumi, oltre che tecniche, vizi e virtù di un mondo magnifico ma forse spesso autoreferenziale. E sicuramente chiuso al mondo femminile, fino a poco tempo fa.” Sex and the wine” è una sorta di manifesto di una nuova generazione di donne che trova nel vino uno dei simboli della sua emancipazione: il vino è metaforicamente  come la libertà sessuale nel '68. Attraverso la vita e le avventure delle 5 protagoniste - sospese tra lavoro, amici, amanti, ex mogli, mariti, figli -   si racconta di come per le donne contino storie ed emozioni in una bottiglia, di come il vino assuma un ruolo di socializzazione e di comunicazione (e non uno status come per l'uomo), un modo per sedurre e soprattutto per farsi sedurre. “Sex and the wine” è un romanzo che si presta a molti livelli di lettura, dal più frivolo al più profondo, e presenta molti argomenti: non posso raccontarveli tutti, bisogna leggerlo!».

-Ritratto di una wine lover: dimmi che vino bevi e ti dirò chi sei?

«Non amo generalizzare, ma sicuramente posso dire che ci sono dei miti da sfatare. I più ancora sono convinti che i vini preferiti dalle donne siano quelli dolci… I tempi, però, per fortuna sono cambiati e le wine lover si sono emancipate, anche dal punto di vista enologico: oggi bevono rossi e bollicine strutturate e scelgono il vino al ristorante. Peccato che anche i sommelier e i camerieri ancora facciano fatica a capirlo...».

-Prossimi progetti letterari?

«Il seguito di “Sex and the wine”, che sto scrivendo e “La cucina di montagna - L'Italia d'alta quota in 315 ricette della tradizione”, uscito a fine gennaio per la collana il Lettore Goloso diretta da Allan Bay per Ponte alle Grazie. Si tratta dell'unico libro che raccoglie in una sola edizione una selezione delle più tipiche ricette della montagna italiana, dalla Valle d'Aosta alla Sardegna, con uno studio delle minoranze linguistiche a tavola, penso di buon pregio». 

 

-Appuntamento sul blog: come è articolato?

«Ci sono varie sezioni. Si va dalle più giornalistiche come "Le cose. Secondo me" o "Cose da Gourmet" a "Wine Woman Want", ovvero il vino che vogliono le donne, dove tratto argomenti più "licenziosi" e divertenti. E poi c'è l'angolo dei ristoranti che ho occasione di testare ("I locali di Geisha"), uno spazio per le ricette che gli chef mi inviano e "Music Gourmet", una raccolta di centinaia di canzoni a sfondo culinario». 

-Il boom tv degli chef: che ne pensi?

«Gualtiero Marchesi dice che imparare a cucinare dalla tv è come imparare l'amore dalla pornografia… Io, invece, penso che gli chef in tv potrebbero contribuire all'innalzamento della cultura culinaria media degli italiani, ciò che invece trovi di assoluta inutilità sono i (o forse sarebbe meglio dire le) non chef che fanno ricette con i surgelati, la Coca Cola...».

-A cena con Gordon Ramsey o Benedetta Parodi?

«Con nessuno dei due, a dire il vero. Ma se proprio non ho altra scelta, con la Parodi. Sono certa che ne uscirei con un'intervista sorprendente...».

-Da prossima mamma (e mille auguri e congratulazioni!): un giudizio su “Junior masterchef”:

«Non vedo l'ora che lo facciano, io seguo la versione australiana da sempre su Sky. Quello che è importante, a mio avviso, è trasmettere ai bambini l'amore per gli ingredienti genuini e uno stile di alimentazione corretto, fin da piccoli, cosa che invece alla maggior parte di noi non è stato insegnato. Penso che l'educazione alimentare dovrebbe diventare una materia scolastica. Se poi, oltre a questo, un bimbo o una bimba si diverte anche a cucinare e a esprimere la sua fantasia così invece che con un disegno, che male c'è: non deve mica diventare uno chef professionista a tutti i costi, ma probabilmente tra i fornelli se la saprà sempre cavare e magari prendere per la gola amici e fidanzati». 

-Tempo di crisi: come lo verifichi attraverso il tuo sguardo sul settore enogastronomico?

«I ristoranti d'alta cucina stanno vivendo una crisi profondissima e cambieranno molte cose nei prossimi mesi». 

-Francesca e Verona: quanto conosci e frequenti questa città?

«Amo Verona, è una delle poche città in cui vivrei. Mi piace l'atmosfera sempre viva, mi piace perché è piena di indirizzi giusti dove andare a cena o a fare l'aperitivo, perché è piena di offerta artistica ma anche di occasioni frivole come lo shopping». 

-Dunque ci vediamo al Vinitaly?

«Che domande! Certo!».

ALESSANDRA MORO

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Alessandra Moro

di radici friulane, è nata a Verona sotto il segno dei Pesci. Ha un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso.
Giornalista dell’ODG Veneto, lavora nel mondo della comunicazione stampa & tv; già collaboratrice per Corriere Veneto e per L'Arena - nelle pagine dedicate a cultura e spettacolo e al gusto - e per riviste di settore, ricopre da anni anche incarichi di ufficio stampa, ora insieme a Emma Sofia che, nata nel 2010, è diventata la più vicina, imprescindibile assistente.  
Appassionata lettrice ed appassionata cuoca, adora i formaggi (abbinati ai vini).

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Editore del Goloso & Curioso la ditta Colombo 3000, un gruppo aziendale che si occupa da oltre 10 anni della...Leggi tutto»