Goloso e Curioso
NEGOZI IMPOSSIBILI: LA BOTTEGA DELL'ESULTANZA

NEGOZI IMPOSSIBILI: LA BOTTEGA DELL'ESULTANZA

(Personaggi: cliente, commesso)

-    Permesso? Disturbo? Si può?
-    Avanti. Avanti. Certo che può. Siamo qui per servirla. Si faccia avanti tranquillo. Qui troverà quello che cerca e non sarà più timido
-    Ma io non sono timido.
-    Ma certo, certo. Scusi. Si vede che non è timido. E’ solo un po’, come dire?, titubante. Ecco, sì, titubante. Quando uscirà di qui non tituberà più.
-    Ma io non titubo. Né mai ho titubato. Non titubo ora e non tituberò domani.
-    Le chiedo di nuovo scusa, non volevo offenderla. Ma sa, è entrato tanto indeciso…
-    Ma no, non ero indeciso.
-    Senta, abbia pazienza. Mi accorgo che ho pestato melma fino ad ora e non vorrei continuare a farlo. Ma, creda, cerco solo di fare bene il mio mestiere, di adeguarmi a uno con una faccia così…, se permette,… triste come se avesse un lutto in famiglia.
-    Ma io non sono affatto triste. E non si preoccupi, non ha pestato alcuna melma. Anzi, la capisco. Vede, sono anch’io del mestiere. Ho anch’io un, diciamo così, negozio. Mi sento, anzi, piuttosto allegro perché gli affari vanno a gonfie vele. Bella quella della faccia da lutto in famiglia, ih ih ih, bella davvero…
-    Scusi se la interrompo: ma lo sa cosa vendiamo qui?
-    Certo, ci sono venuto apposta. E poi quel neon che avete fuori… Un po’ pacchiano, scusi se glielo dico, ma impossibile da ignorare: ESULTANZE. Vampate di colore a ritmo con colonna sonora di coro da stadio. Oheee, ohe ohe, ohooo, ohooo. Giallo, verde verde, rosso, rosso. Oheee, ohe ohe, ohooo, ohooo…Giallo, verde verde, rosso, rosso. Nemmeno in curva sud sono così vivaci e brillanti.
-    Ecco, appunto. Siamo i migliori. Abbiamo tutti i modi di esultare che ci sono al mondo. Quando uno mette piede qui dentro, il cuore gli vibra come un tamburo. E’ pronto a esultare. Vuole sentire il grido gioioso degli eschimesi della Terra di Baffin quando tornano dalla pesca ricchi di preda?
-    No, grazie.
-    Gradirebbe udire l’eccitante baldanza di un kanaco che ha appena tagliato la testa di un nemico? E’ un articolo ormai introvabile
-    La ringrazio, no.
-    E se le riproducessi- lo conosco alla perfezione- il lubrìco ululato di gioia di una frigida dopo l’unico orgasmo della sua vita? Merce più unica che rara, mi creda.
-    Le credo, e mi è oltremodo penoso interrompere il suo entusiasmo contagioso. Vorrei sprofondare piuttosto di addolorarla, ma la prego, arriviamo al dunque perché il lavoro mi chiama.
-    Già, il suo lavoro. Non per essere indiscreto, ma mi serve sapere che cosa fa per capire la sua personalità e servirla meglio. Qual è il suo lavoro?
-    L’impresario di pompe funebri.
-    Un becchino!
-    La prego, un imprenditore. E, se mi è concesso, di successo. Uno non è morto e sepolto se non lo traghettiamo noi alla sponda eterna.
-    Ecco cosa cerca! L’esultanza di Caronte: “Guai a voi anime prave…”.
-    La prego, non scherzi. Cerco un’esultanza tutta mia, fatta su misura per me. Cerchi di capire: quando gli inconsolabili famigliari entrano nel mio negozio, pardon, nella mia azienda, mi trovano ad accoglierli con questa faccia. Giusta, perfetta. L’ha detto anche lei: da lutto in famiglia. E’ una faccia che partecipa al dolore. Ma dentro, sono sicuro che mi capirà perché anche lei è del mestiere, non ho dolore. Gli affari sono affari. Dentro, non mi giudichi male, esulto. Ma che esultazione è un’esultazione muta?
-    E cosa vorrebbe fare? Mettersi a gridare di gioia? Non credo che sarebbe apprezzato.
-    Ecco, ha capito. Dev’essere un’esultazione gioiosa per me, ma che appaia di dolore ai clienti. Non deve cambiarmi la faccia né atteggiamenti. Tutto deve continuare come prima. Con il mio sfogo come valore aggiunto.
-    Signore, lei è il cliente più difficile che mi sia mai capitato.
-    Le credo
-    Ma l’accontenteremo. Siamo o non siamo i migliori?
-    Lo spero
-    Guardiamo qui, tra gli articoli più discreti. Potrei proporle a buon prezzo l’esultanza Benedetto XVI quando sente l’inno del Vaticano.
-    Non sapevo neppure che la Santa Sede avesse un inno.
-    Come no, fa così: po po, pooo, popo popo pipi ri pipi, pa pa pa pa pa…
-    E vuol dirmi che il papa emerito esulta a questa roba?
-    Come no! Solo che lo fa da papa, a labbra stiracchiate.
-    Ma Benedetto XVI le ha sempre così le labbra: a frittella. A increspatura di mare.
-    Bravo, ha proprio trovato il paragone giusto: a onda, meglio ancora, ad arricciatura di mare. Quando il papa esulta, ci faccia caso, ha un’impercettibile movimento di labbra, una specie di marezzatura. E sa cos’è?
-    Cos’è?
-    Una ola.
-    Una ola? Come quella che fanno allo stadio quando di settore in settore il pubblico si alza lanciando in aria le braccia esultanti e dando l’impressione di un’onda circolare gigantesca?
-    Proprio quella. Solo che il papa fa la ola con le labbra, da una parte all’altra della bocca. Un’onda piccola piccola. Un’esultanza millimetrica. Di fuori muove appena il pomo d’adamo, come se inghiottisse una lacrima. ma dentro di lui esplode un boato di gioia.  
-    Bella questa esultanza. Mi piace.
-    Oppure ci sarebbe l’esultanza alla Buster Keaton.
-    Quell’attore comico americano che non parlava mai, non sorrideva e aveva una faccia tristissima?
-    Proprio lui. In realtà si divertiva moltissimo recitando i suoi film e rideva come un matto alle battute, alla mimica, alle torte in faccia. Come sapeva esultare lui senza cambiare quell’espressione funerea non ci è più riuscito nessuno. Ma noi abbiamo scoperto come faceva. Gliel’ho detto che siamo i migliori.
-    E come faceva?
-    Col velopendulo.
-    Con cosa?
-    Ma sì, l’ugola. Quella stalattite di ciccia che pende in fondo alla gola. Keaton esultava facendolo oscillare come il batocchio di una campana. Col velopendulo gioiva come una zitella che trova il moroso. Come il lupo cattivo che riesce finalmente a papparsi quella stupidotta di Cappuccetto Rosso. Gli faceva ballare la tarantella, la lap dance su e giù come una ballerina sul palo, la danza del ventre. Gli faceva persino cantare lo jodel: jolalaleiooo. E tutto senza far vedere quasi nulla fuori. L’esultanza si sfogava con un lampo degli occhi. Uno sfarfallìo delle pupille che equivaleva ad una scompisciata di risa.
-    Stupendo, è proprio quello che cercavo. Però, però… compro l’esultanza del papa.
-    Perché se le piace più questa?
-    Per quel singulto del pomo d’adamo. Dai l’impressione di inghiottire una lacrima e invece fai un’ola di gioia. Nel mio mestiere, sa, le lacrime sono il sale. E poi, vuol mettere? L’esultanza di un pontefice è sacra. Cancella la colpa. Mi assolve immediatamente dalla mancanza di carità. Ma che ci posso fare? Gli affari sono affari. Mors tua, vita mea. 

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Morello Pecchioli
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Morello Pecchioli

Morello Pecchioli

Direttore di Golosoecurioso. Giornalista professionista. Archeogastronomo. È stato caposervizio del giornale L’Arena di Verona. Ha scritto i libri “Il Bianco di Custoza”; “Il rosto e l’alesso, la cucina veronese tra l’occupazione francese e quella austriaca”; “Berto Barbarani il poeta di Verona”. Scrive per la rivista nazionale dell'Associazione italiana sommelier "Vitae", per "Il sommelier veneto" e per il quotidiano nazionale La Verità diretto da Maurizio Belpietro. Ha collaborato, con Edoardo Raspelli, alla Guida l’Espresso. È ispettore della guida "Best gourmet dell'Alpe Adria". Ha vinto i premi Cilento 2006; Giornalista del Durello 2007; Garda Hills 2008. Nel 2016 ha avuto il prestigioso riconoscimento internazionale Premio Ischia per la narrazione enogastronomica. Nel 2016 ha scritto il libro "Le verdure dimenticate" e nel 2017 "I frutti dimenticati", pubblicati entrambi da Gribaudo. Sempre per Gribaudo ha scritto "Il grande libro delle frittate". In collaborazione con Slow Food ha pubblicato nel 2018 il volumetto sul presidio "Il broccoletto di Custoza".
Indirizzo mail: morello.pecchioli@golosoecurioso.it

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