Goloso e Curioso
DE AMICIS, IL CUORE E IL VINO

DE AMICIS, IL CUORE E IL VINO

135 anni fa due amici, scrittori famosi, Edmondo De Amicis e Giuseppe Giacosa, il primo autore del celeberrimo Cuore, il secondo di Una partita a scacchi (ricordate il paggio Fernando? “Perché mi guardi e non favelli? Guardo gli occhi tuoi che son sì belli”), compagni di merende e di bevute organizzano un ciclo di 11 incontri sul vino chiamando a parlarne storici, scrittori e scienziati, tutti professoroni, il meglio dell’intellighenzia italiana. In quegli incontri che si tennero alla Società Filotecnica di Torino, si affrontò il tema del vino, dalla vite al bicchiere, sotto tutti i profili: letterario, chimico, commerciale (allora non esisteva ancora il marketing), patologico, poetico. Si parlò delle malattie della vite, fillossera in primis, di vino e salute: ci fu chi sostenne che il vino fa bene alla circolazione del sangue. Il veronese Cesare Lombroso, uno degli scienziati invitati al ciclo di conferenze, discettò su vino e delitti. Insomma di tutto e di più. Credo che dopo quel ciclo di conferenze, mai più sul vino sia stata organizzata una cosa così. L’Associazione italiana sommeliers potrebbe riprendere quegli argomenti e, a distanza di 130 anni, riprenderli e vedere, alla luce delle nuove scoperte, cos’è cambiato in questo secolo e sei lustri.
Giacosa che era sì un bevitore, ma moderato, parlò bene del vino dicendo che fa bene all’ispirazione citando i versi di molti poeti, De Amicis che a quanto pare non si stancava mai di vedere il fondo dei bicchieri, concluse il ciclo degli interventi descrivendo gli effetti psicologici del vino sull'intelligenza, l'immaginazione, il sentimento. Sottolineando il tutto con arguzia, ironia e divertimento. E tanta autoironia. Quando parla degli effetti ridicoli e disastrosi che il vino può creare con l’amore parla di sé raccontando come l’ebbro cambia «discorso cento volte», come l’occhio «nuota nella dolcezza», la «bocca piglia gli atteggiamenti vezzosi dei putti d' oleografia», il «linguaggio è tutto intonazioni languide, reticenze vanitose e piccoli motti a doppio senso”. Insomma: «Non c' è nulla di più comico che il veder spuntare a poco a poco, per effetto del vino, sotto i panni di un uomo austero un don Giovanni ringalluzzito che s' era lontanissimi dal sospettare». De Amicis scava in profondità sul vizio del bere. Attenzione, però. Non incolpa il vino ma la psiche che tradisce il «sangue della terra» che è donato dalla natura all' uomo.
Ascoltate Edmondo come descrive i degustatori di professione, quelli che oggi chiamano sommelier: «Bevono con gli occhi chiusi e dividono in due operazioni rigorosamente distinte l' assaggiamento e la deglutizione... rivoltano il vino colla lingua, lo fanno scorrere lungo le gote... e non si decidono che a stento a lasciarlo colare nella gola, dopo di che stanno ancora raccolti un momento per assaporare la voluttà dell' ultimo effluvio». Capacità d' osservazione o esperienza personale di un bevitore quasi di professione?
Nella prima parte, quindi, si parla delle sbornie casuali e passeggere, capitate “a ciascuno, almeno una volta in vita, dopo un banchetto geniale d’amici, nel quale si sia troppo spesso affacciato, come disse un poeta, al finestrino rotondo del calice”. E l’autore descrive in maniera estremamente precisa, ma senza mai cadere nella retorica o, peggio, nella didascalia soporifera, i vari momenti, da quando la “conversazione procede mirabilmente e nessun discorso c’è indifferente e su tutto ci riesce di dire qualche cosa d’ingegnoso” agli attimi di confessione (‘in vino veritas’), a quelli dell’ardore bellicoso, dell’ebbrezza febbrile o amorosa, o ancora della malinconia e della cattiveria. Tutti atteggiamenti che si manifestano a seconda della personalità, dell’indole di ciascuno e della sua educazione ed integrazione nella società, oltre che della capacità di reggere l’alcool. 

La seconda parte, pur più breve, è ancor più meravigliosa, tanto che sembra di vedere un affresco di vita vera, sembra di entrare in un quadro di Caravaggio, coi suoi personaggi torbidi da osteria. L’azione che il vino esercita sul carattere e sulla via dei bevitori incalliti, degli ‘ubriachi in qualsiasi sera’ viene dipinta in maniera così attuale che può essere trasposta per qualsiasi altra piaga sociale in cui l’uomo può finire per debolezza, per cattive amicizie, per ignoranza. Ecco che allora, quella che a cavallo tra ‘800 e ’900 era la piaga dell’alcool, ora è la droga o sono i super alcolici. Ma i concetti, gli effetti sulla psiche umana, la dipendenza, i disastri che portano nella società sono molto simili. “Il nemico s’infiltra e cresce a goccia a goccia, a sorso a sorso…quando l’uomo si avvede de pericolo è quasi sempre troppo tardi… adduce alla ricaduta di ogni giorno, ogni giorno una nuova giustificazione… poi gli vengono sgomenti profondi nell’accorgersi improvvisamente che le sue facoltà mentali sono sfumate… fin che venga la morte a spezzargli il bicchiere nel pugno”. 
Il saggio si chiude con tre pagine di considerazioni psicologiche sui cambiamenti di personalità del nostro prossimo, molto curiose ed intriganti come il resto del fiasco, da bere tutto di un fiato…

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Morello Pecchioli
De amicis, il cuore e il vino

Morello Pecchioli

Morello Pecchioli

Direttore di Golosoecurioso. Giornalista professionista. Archeogastronomo. È stato caposervizio del giornale L’Arena di Verona. Ha scritto i libri “Il Bianco di Custoza”; “Il rosto e l’alesso, la cucina veronese tra l’occupazione francese e quella austriaca”; “Berto Barbarani il poeta di Verona”. Scrive per la rivista nazionale dell'Associazione italiana sommelier "Vitae", per "Il sommelier veneto" e per il quotidiano nazionale La Verità diretto da Maurizio Belpietro. Ha collaborato, con Edoardo Raspelli, alla Guida l’Espresso. È ispettore della guida "Best gourmet dell'Alpe Adria". Ha vinto i premi Cilento 2006; Giornalista del Durello 2007; Garda Hills 2008. Nel 2016 ha avuto il prestigioso riconoscimento internazionale Premio Ischia per la narrazione enogastronomica. Nel 2016 ha scritto il libro "Le verdure dimenticate" e nel 2017 "I frutti dimenticati", pubblicati entrambi da Gribaudo. Sempre per Gribaudo ha scritto "Il grande libro delle frittate". In collaborazione con Slow Food ha pubblicato nel 2018 il volumetto sul presidio "Il broccoletto di Custoza".
Indirizzo mail: morello.pecchioli@golosoecurioso.it

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